Oggi, a distanza di pochi anni dalla ormai nota vicenda dei trasferimenti Telecom al cosiddetto “reparto ghetto”, potrebbe riproporsi una nuova gravissima discriminazione ai danni di un numero elevato di dipendenti. Il rischio, qui fortemente rappresentato, si basa sull’analisi di alcune condotte aziendali che, seppur tramite modalità differenti rispetto al recente passato, presenterebbero allarmanti analogie con quelle contestate sin dal 2012 da questo Studio Legale e dichiarate illegittime dall’autorità giudicante, (sul punto si veda“Il Tribunale di Roma condanna Telecom per la vicenda del reparto ghetto …”sentenza n. 10918/2014, nella sezione “Le nostre cause” di questo sito web).
Nonostante la presenza di un esempio così rappresentativo e recente, le insidie del quadro che si starebbe delineando in questo periodo (da maggio 2017) appaiono a nostro avviso ancor maggiori di quanto non fosse in passato. Infatti, sono state rappresentate al nostro Studio Legale vicende di lavoratori trasferiti dalla sede di appartenenza ad altra sede (alcuni addirittura in sedi non Telecom) per andare a svolgere mansioni di receptionist (site specialist) non riferibili al livello contrattuale posseduto dai lavoratori trasferiti.
Inoltre, deve evidenziarsi comele condotte datoriali, consistenti nello spostamento del dipendente Telecom da una sede ad un’altra, così come sono state riferite dai nostri assistiti, configurano a tutti gli effetti una tipica ipotesi di trasferimento del lavoratore che,pertanto, deve essere impugnato entro e non oltre 60 giorni dalla lettera di comunicazione dello stesso. In caso contrario, il lavoratore perderà il diritto ad agire in via giudiziale per ottenere l’annullamento del trasferimento e la riassegnazione alla sede di provenienza.In sostanza, se il lavoratore non agisce tempestivamente nei 60 giorni dalla comunicazione del trasferimento/spostamento alla nuova sede, tale provvedimento diviene definitivo, concretizzandosi l’ulteriore rischio di rimanere definitivamente relegato a mansioni dequalificanti. Ciò che oggi può avere un rimedio, tra non molto potrebbe rivelarsi una realtà cristallizzata. In un contesto così delicato e in continua evoluzione, una corretta informazione ai lavoratori assume un ruolo fondamentale per la difesa di quei diritti fondamentali della persona costituzionalmente tutelati. L’obiettivo di queste poche righe è proprio quello di colmare il vuoto comunicativo che si è creato in merito a quanto sta accadendo in Telecom in questi giorni; la mancata informazione (o, peggio, la cattiva informazione), ha come conseguenza l’inerzia del lavoratore il quale, nonostante abbia la possibilità di far valere in sede giudiziale e/o stragiudiziale i propri diritti, finisce per pagare personalmente il prezzo della tardiva o addirittura mancata azione.