Contratti a tempo determinato e mancanza di nesso di causalità tra le ragioni indicate nel contratto e le mansioni svolte dai lavoratori: IL TRIBUNALE DI ROMA CONDANNA GSE S.p.a. A RIPRISTINARE IL RAPPORTO DI TRE LAVORATORI

Causa patrocinata dallo Studio Legale Salvagni

Con tre sentenze depositate a marzo 2017, il Tribunale di Roma condanna la Società GSE S.p.A. all’instaurazione tre rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, con conseguenti condanne al pagamento delle indennità risarcitorie.

Nelle fattispecie, i contratti a tempo determinato, superiori a 12 mesi, sono stati stipulati adducendo ragioni di carattere organizzativo dovute ad una determinata esigenza aziendale; nonostante l’azienda abbia indicato la causale e il Giudice l’abbia ritenuta sufficientemente specifica, il Tribunale ha accertato la mancanza del nesso di causalità tra le ragioni poste alla base della stipula del contratto a termine e l’attività svolta in concreto dai ricorrenti. I lavoratori di GSE S.p.A., infatti, per l’intero periodo oggetto di causa, non hanno svolto l’attività indicata nel contratto, come emerso con evidenza in corso di giudizio tramite prova testimoniale.

Se in tema di assunzione a termine il datore di lavoro ha infatti l’onere di specificare, in modo circostanziato e puntuale, le ragioni di carattere organizzativo che giustificano l’apposizione del termine finale (Cass. 11.02.2015, n. 2680), coerenza vuole che dette ragioni debbano connotare l’attività del lavoratore assunto a termine. Secondo il Tribunale di Roma ci deve essere una stretta corrispondenza tra le ragioni indicate nell’assunzione a termine e l’attività concretamente svolta dal lavoratore. L’apposizione di un termine è legittima solo quando l’utilizzazione del lavoratore avviene esclusivamente nell’ambito della specifica ragione posta a base dell’assunzione ed in stretto collegamento causale con la stessa. Conseguentemente il Tribunale di Roma ha dichiarato nulla l’apposizione del termine dei tre contratti di lavoro stipulati con i lavoratori, convertendo il rapporto indeterminato sin dall’origine.